domenica 17 ottobre 2010

Più di 10, 100, 1000





Dove eravamo rimasti? Scorrendo un po' le notizie riguardanti il tema centrale di questa intensa settimana troviamo:
Bonanni che ricorda trionfante l'ultimo accordo sindacale con la Fiat inneggiando "10, 100, 1000 Pomigliano": già letta.
Le sedi di CISL e UIL che vengono bersagliate da lanci di uova e riaffrescate da scritte che definiscono i due sindacati servi del potere: roba vecchia.
Ministri degli Interni e del Lavoro che mettono le mani avanti su eventuali rischi d'incidenti nella manifestazione organizzata dalla FIOM manco fosse una partita di calcio: solite cose.
Bene, possiamo arrivare subito all'argomento in questione.
Ieri, sabato 16 ottobre, si è tenuta a Roma una manifestazione organizzata dalla FIOM per richiedere maggiore tutela dei diritti dei lavoratori. Che tale manifestazione sia stata promossa innanzitutto dalla sigla dei metalmeccanici, e soltanto in seconda battuta dalla CIGL, la dice lunga sullo strascico che ancora si portano dietro le tristemente note vicende di Pomigliano d'Arco.
Quella Pomigliano d'Arco che rimane suo malgrado un simbolo, il punto più basso mai raggiunto nella storia recente della contrattazione lavorativa.
 
Il peggio, però, pare non essere alle spalle purtroppo.
La manifestazione di ieri è stata sicuramente un indiscutibile successo di presenze in piazza, seppure quest'ultime siano oggetto delle solite querelle tra organizzatori e Questura di Roma: da un lato parlano di un milione di dimostranti, dall'altro di appena 80.000. La distanza tra le parti pare abissale, ma ci sono margini di speranza per un accordo su una cifra intorno ai 300.000 manifestanti, striscione più striscione meno. Fossero stati anche la metà della cifra indicata dalla più riduttiva delle valutazioni, in altri Paesi sarebbe stata un successo. Nel Bellissimo Paese no.
Nel Bellissimo Paese capita che il Governo in carica riesca sempre a cavarsela con un "sì, sono tanti, ma rimangono sempre la minoranza nel Paese" dichiarato da uno degli esponenti del PdL estratto a sorte tra i tanti portabandiera a loro disposizione. Come se fosse necessario ogni volta essere il 50% più uno degli elettori per aggiungere un tema all'agenda della discussione politica, o in alternativa vincere le elezioni. L'alternativa, l'unica alternativa, è l'oblio.
Stando così le cose, quale migliore occasione per i partiti di opposizione per dare uno schiaffo alla maggioranza? Come non detto.
Rivolgi lo sguardo all'evanescente gruppo di maggioranza dell'opposizione e te li ritrovi davanti alla solita annosa morettiana questione: mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Il che vuol dire adesione a titolo personale a discrezione di ogni tesserato ma assenza della sigla di partito: una giro complicato di parole per far capire ai cari vecchi operai che "grazie dell'invito, ci siamo voluti tanto bene, ma è meglio se non ci facciamo più vedere insieme".
Per l'UDC, invece, è una questione diversa, etica e morale: a quanto pare le famiglie martoriate dal trattamento Marchionne non sono famiglie come tutte le altre. Inoltre anche questa occasione torna per loro buona per ricordare che con l'IdV e la sinistra non vogliono averci nulla a che fare, come se una manifestazione di piazza sui diritti dei lavoratori abbia qualche inerenza con le prossime elezioni politiche.
Non c'è nemmeno più accordo tra sindacati, anzi, il successo della manifestazione FIOM ha segnato il fallimento del riavvicinamento dell'area CGIL verso CISL e UIL, riavvicinamento mai tentato con convinzione negli ultimi tempi e del quale non si sa neanche più se sia desiderato o desiderabile. Di certo c'è soltanto che un mondo sindacale spaccato, spaccato non soltanto in due, non aiuta i lavoratori.
Infine ci sono quei due annunci di Epifani sul palco che tanto stridono tra loro. Lo sciopero generale previsto entro il 2011 e il termine della sua segreteria il prossimo mese. Come aizzare la folla con promesse già di per sé difficili da mantenere, che sicuramente non manterrai in prima persona perché passerai a breve la patata bollente nelle mani di qualcun altro (nello specifico: Susanna Camusso).
In attesa, forse vana, della fatidica conta degli iscritti che sancirebbe una volta per tutte il reale peso contrattuale di ciascun sindacato per ogni settore lavorativo, c'è di che rimanere perplessi sull'argomento. Molto perplessi.

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