sabato 9 ottobre 2010

Metodo Buffo


Vittorio Pozzo
In principio era il Metodo. Lo schema tattico con cui la nazionale italiana di calcio, guidata in panchina dal commissario tecnico Vittorio Pozzo, vinceva qualsiasi competizione internazionale durante gli anni '30, tra le quali spiccano le Coppe Rimet (la vecchia Coppa del Mondo) nel '34 e nel '38 e l'oro olimpico di Berlino 1936. Un portiere, due terzini, due mediani laterali, un centromediano (definito, appunto, "metodista"), due interni, un ala destra, un ala sinistra ed un centravanti. Molta attenzione in difesa, tanto contropiede, pochi passaggi per arrivare in porta, zero vittorie lasciate agli avversari.
Poi venne la guerra, la seconda mondiale, e la Resistenza: in Italia cadde la dittatura del Musso e Vittorio Pozzo, troppo legato con i trionfi di un tempo, ovviamente sfruttati dalla macchina propagandista fascista, dovette "spontaneamente" farsi da parte.

Adesso, non verrò mai a dirvi che quei tempi son tornati perché benauguratamente non è così. Ma qualcosa di vintage nell'aria c'è, qualcosa che sembra così nuovo agli occhi ma che profuma inconfondibilmente di antico. Come quando vai alla toilette dopo qualcuno che non ha tirato lo scarico: i pezzi marrò sono nuovi, ma l'odore invece è sempre lo stesso.
Dunque, il Metodo è tornato. Fosse anche soltanto per il nome e per l'ispirazione tratta dai tempi che furono: oggi si chiama Metodo Buffo e di fascista ha i caratteri di violenza, di qualsiasi genere (morale, etica, psicologica) tranne che fisica, con il quale alcune collezioni quotidiane di fogli ciclostilati si accaniscono contro un individuo a scelta. A scelta ovviamente non di chi scarabocchia su quelle pagine ma di chi paga gli imbrattatori.

tridente nel Metodo Buffo
Non fosse per il sacrosanto articolo 21 della Costituzione italiana (che riposi in pace), saremmo spinti ad un sentimento di pena per tutti gli alberi abbattuti per porre la cellulosa sotto l'inchiostro di tali sedicenti giornalisti.
Ad ognuno, però, fortunatamente spetta ancora la libertà di scrivere le proprie opinioni, anche quando attaccano frontalmente e perseguitano quotidianamente un personaggio definibile "pubblico" per la rilevanza politica, economica e sociale del suo lavoro. Soprattutto quando si viene a sapere che ha uno scheletro nascosto nell'armadio.
Ci si può accanire legittimamente contro la terza carica dello Stato per la discutibile scelta di una cucina, anzi si deve farlo, se questi non è in grado di spiegare la propria posizione e la propria estraneità a comportamenti scorretti. Ma con la stessa veemenza si dovrebbero attaccare la seconda e la quarta carica dello Stato. E come questi tutti gli altri, tutti coloro che hanno qualcosa di cui vergognarsi e invece rimangono impuniti al loro posto.

finalisti per il 3° e 4° posto
Dando per scontato il partigianismo congenito della stragrande maggioranza dei giornali editi e distribuiti in Italia, ci sono tante e tali cose tristi in questa situazione che non si sa da quale partite per esprimere la propria indignazione.
Se qualcuno indaga su propri presunti comportamenti scorretti, non ci si può e non ci si deve limitare a criticarne i modi, ma bisognerebbe saper dimostrare la propria innocenza.
Se si chiede al proprio avversario politico (o al proprio alleato ripudiato) di dimettersi dal proprio incarico istituzionale a causa di un monolocale al mare, bisognerebbe possedere la coerenza di abbandonare la propria di seggiola quando si è coinvolti in una serie di giudizi e di accuse più lunga della lista della spesa per un cenone di capodanno.
Se molti sono o possono essere giudicati colpevoli di una delinquenza, non è dimostrata la proprietà transitiva per cui "tutti sono criminali", né la proprietà distributiva per la quale ognuno è colpevole alla stessa maniera, ma dovrebbe vigere soltanto il diritto secondo cui "la legge è uguale per tutti". Senza lodi Al Bano o Ghedina Power.
E se anche tutti fossero colpevoli alla stessa maniera, non è questo un buon motivo per rimanere tutti insieme al proprio posto.

...sèh, vabbè, buonasera...

1 commento:

  1. Il "Machete", da oggi ti chiamerò così (e non chiedermi il perchè).
    Alla fine vedo che ti sei deciso a fare qualcosa e sei partito alla grande.

    Non aggiungo niente che son di corsa e scriverei solo stronzate.

    Bellissimo anche il titolo del blog.
    Via vado che ti ho leccato anche troppo il culo, ricordati di me quando dovrai scegliere un portaborse.

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