martedì 9 novembre 2010

Restiamo

Se "Vieni via con me" vince il prime time televisivo con 7,6 milioni di telespettatori un motivo ci sarà. E se nella stessa serata riesce a battere anche lo spauracchio del "Grande Fratello 11" (si avete letto bene: 11), a quel motivo aggiungiamo anche una soddisfazione.
Soddisfazione personale, certo, dei conduttori e degli ideatori dello spettacolo più visto negli ultimi 10 anni di RaiTre, ma anche di ogni singolo teleascoltatore, anzi, di tutta la comunità composta dal pubblico sintonizzato.

Perché l'Italia che veniva stigmatizzata dai racconti di Saviano, Fazio e di tutti gli ospiti intervenuti durante la serata (da Benigni al maestro Abbado, passando per Nichi Vendola) è un'Italia diversa da quella di chi assisteva al programma.
Due Italie quotidianamente a confronto, due Nazioni che convivono nella stessa città strada condiminio, due Paesi che si affrontano ogni ora del giorno e della notte e che vedono nel trionfo dell'illegalità dell'uno l'umiliazione della buonafede dell'altro.

Ieri sera chi ha scelto il terzo canale non ha trovato soltanto un'apprezzabile raccolta di tutti i suoi sfoghi alle ingiustizie subite e ai suoi gridi interrotti di speranza, ma soprattutto una moltitudine di persone che condividono la sua situazione e sono costrette nella stessa mestizia
Ed il giorno dopo, alle 10 del mattino, costoro hanno potuto persino contarsi tra loro: una media di 7.622.677, un massimo di contatti sui 18 milioni totali e nel mezzo picchi oltre i 9 milioni. Sarà soltanto un volo mentale, ma questi sono i sintomi di una comunità abbastanza numerosa per alzarsi in piedi e reagire.

Chi è stato chiamato in causa durante lo spettacolo di ieri ovviamente reagisce.
Da Libero online, Francesco Borgonovo (Saviano sparge fango e noia) prima non si meraviglia per un programma che va in onda senza censura (magari dovremmo scandalizzarci del contrario) e poi ironizza sullo scrittore casertano:
"Dunque la trasmissione sua e di Fazio è necessaria, e deve andare in onda a prescindere dal gradimento del pubblico. Perché, con tutta evidenza, enuncia agli italiani Verità Supreme sullo stato del Paese."
Solo in calce all'articolo vengono aggiunti i dati Auditel che sbugiardano il suo maniavantismo e premiano "Vieni via con me" a discapito del "GF11".


Ancora peggio Il Giornale che in prima pagina stamane intitola:
"Col Giornale democrazia a rischio" - Fazio, Saviano e Benigni le sparano grosse in Rai. Coi soldi vostri.
Dimenticando forse che anche loro devono il proprio stipendio ai finanziamenti statali (quindi degli elettori, nostri), oltre che dal portafoglio del Papi.


Siamo ombre e polvere diceva Massimo Decimo Meridio ne Il Gladiatore. Loro sontanto solo fango.

3 commenti:

  1. gradirei sapere quanto prende Il Giornale dallo Stato. Ma per parità anche il resto dei giornali.

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  2. Trovo divertente come l'ala berlusconiana abbia alzato il polverone sui costi di Vieni via con me, senza tenere in considerazione i ritorni pubblicitari e soprattutto lo spreco di denaro pubblico che va a favore di tante altre trasmissioni della Rai. Gradirei sapere quanto costa l'ennesimo varietà balneare/invernale con Carlo Conti, quanto costa la presenza costante in tv di Bruno vespa, etc...

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  3. Per Anonimo:

    Voglio sperare che questa domanda tu l'abbia posta alla redazione de Il Giornale prima di girarla a me, perché sarebbero sicuramente più esaurienti nella risposta.

    A me francamente non interessa molto questa storia dei finanziamenti di Stato ai giornali, ma sono molto più attento alle strane logiche col quale il servizio pubblico della Rai viene attaccato ogni volta per via di utilizzare "soldi pubblici/nostri".

    Gli stipendi di personaggi come Santoro, Fazio, Dandini, Vespa (per rimanere nel campo del politico-sociale) sono alti, altissimi a mio avviso. Ma rispondono a logiche di mercato che non si devono attribuire alla condotta politico-finanziaria Rai, bensì a quella del suo maggiore competitore (Mediaset).
    Non può essere, quello dei finanziamenti pubblici Rai, il motivo che rende lecita ogni critica, a priori, a questi personaggi: ognuno di essi deve essere valutato per ciò che offrono e per quanto rendono. Ora, non avendo di mio dati sul secondo punto (sebbene siano rintracciabili su internet), mi posso limitare a qualche considerazione sul primo: non stimo molto Santoro per le sue posizioni e per il suo stile di conduzione, Ballarò non riesce più a fare approfondimento come i primi anni, non sopporto la Dandini, trovo innocuo Fazio più di una puntura di coccinella, e Vespa lo reputo quel servile che è. Guardo i loro programmi? Quando capita e quando mi interessa. Possono essere fatti meglio? Per me sì. Devono smettere di andare in onda? No, a meno che non vengano meno le condizioni adatte per farlo.

    Che poi A me fa specie chi, come l'avvocato Ghedini, la sera prima è ospite di una di queste trasmissioni e il giorno dopo attaccano l'imparzialità della stessa. Chi, come l'avvocato Ghedini, ha l'opportunità di spiegare quanto fatto e proposto dalla sua parte politica in televisione, ha anche la possibilità di dimostrare che quanto detto sia vero o giusto. Se non ci riesce, e l'avvocato Ghedini puntualmente non ci riesce, non può il mattino dopo svegliarsi accusando chi gli ha permesso (sia ben chiaro, per un fondamentale diritto di Ghedini, come di tutti) di esprimere la propria idea.
    Aggiungiamo pure che l'avvocato Ghedini, nei ritagli di tempo, potrebbe anche trovare un modo per dimostrare che la posizione del suo assistito, Mr. B., sia innocente rispetto a tutte le accuse che lo coinvolgono.


    Per Francesco:

    Purtroppo i costi dei programmi Rai sono il secondo mistero meglio mascherato dell'economia italiana dopo il contratto Enel-Russia per la distribuzione energetica.

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