martedì 9 novembre 2010

Surplase

Avete presente le gare di velocità di ciclismo su pista? Due corridori si affrontano da soli, su un circuito di circa un chilometro, dove soltanto gli ultimi 200 metri vengono cronometrati (la specialità, infatti, viene chiamata anche i 200 metri lanciati) e in cui si raggiungono velocità elevatissime, anche di 70 km/h.
Ma non per questo è una gara di sola potenza. Infatti gli atleti devono far ricorso a tutti i tatticismi del caso per battere il loro avversario diretto nella volata finale, dove chi riesce a prendere la scia all'avversario e a batterlo sul tempo nello scatto ha praticamente la vittoria in pugno. Per farlo, però, occorre uno studio approfondito del rivale che avviene per tutto l'arco del percorso.
Soprattutto, occorre un modo per partire dietro il proprio avversario. Nei decenni passati, c'era una tecnica specifica che consisteva nell'arrestarsi sui pedali, rimanere fermi il più tempo possibile senza mettere il piede a terra (pena la squalifica) e farsi superare o restare indietro al proprio competitore.
Tutto ciò viene chiamato surplase.


Oggi questa tecnica è praticamente in disuso nel ciclismo grazie alla predominanza della componente fisica degli atleti su quella tattica, ma è stata degnamente riciclata in uno sport dove i praticanti di muscoli non ne hanno per niente: la politica.
"Parti prima tu." "No, tu."


Fini e Berlusconi, da quest'estate, non fanno altro che sbattere su tutti i giornali e su tutte le televisioni la loro rottura. Una rottura, perciò, intrinseca della maggioranza di governo, il quale è destinato per ovvi motivi a cadere.
Perché non cade? Perché caduto un governo, se ne dovrà pur fare un altro, che con tutta probabilità dovrà passare per il consenso degli italiani.
E non ci si può mica presentare alla volata elettorale con lo svantaggio di essere i responsabili della chiusura anzitempo di una legislatura e del terzo ritorno alle urne nel giro di cinque anni.


Chi oggi si farà avanti sfiduciando il governo o dimettendosi dalla presidenza del consiglio, si fa avanti anche in questa volata immaginaria dando un incredibile vantaggio all'avversario.
Perché in un'Italia dove la comunicazione è tutto e non contano i fatti in sé o come uno gli interpreta bensì come vengono fatti percepire al grande pubblico, non ha importanza se il governo cade perché B. tenta in tutti i modi di far approvare leggi ad personam oppure il programma di coalizione non viene portato a termine. Importa soltanto far apparire gli altri nel torto.


Il punto, e se avete mai visto qualche fotogramma di una delle suddette gare ciclistiche di velocità, è che in attesa di questa velocità i contendenti sono fermi, immobili al limite delle possibilità umane, e se possibile tornano indietro (entro un limite massimo di 20 centimetri).
Allo stesso modo sono fermi i nostri organi legislativi: da una parte il governo non vuole avanzare né tanto meno porre la fiducia su leggi che lo farebbero cadere, dall'altra parte i finiani non chiedono il voto di sfiducia.


Ma soprattutto è fermo il Paese, in tutti i sensi.
Come lo è stato, secondo una recente indagine de El País (pagina 1 e pagina 2, fonte: italiafutura.it), per tutto l'ultimo decennio 2000-10: l'Italia ha conosciuto una crescita del suo Pil del 2,43%, penultimo in classifica per percentuale su 180 Stati analizzati, davanti soltanto alla sfortunata Haiti che è l'unica ad avere un segno negativo davanti al suo dato.
Inutile aggiungere che in questi 10 anni la crisi ha influito soltanto per gli ultimi 3 e che per ben 8 siamo stati governati da Mister B(ean).


Abbiamo voluto la bicicletta? Pedalare adesso.

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