venerdì 28 gennaio 2011

Ma che bel castello

Nel frattempo, a scanso di equivoci, il reuccio si blinda nel suo castello domestico, barricato sotto l'assedio della magia rossa operata dagli stregoni comunisti, mai così pochi come adesso ma mai così potenti. La logica regale è sempre quella: col ciufolo che lei glielo dà il potere, giusto? (minuto 4 e 25 secondi): l'idea di trovarsi ancora in una Repubblica Parlamentare nemmeno lo sfiora, d'altronde nemmeno i parlamentari stessi sembrano ricordarsene.

Anche perché finché sei un (finto) giovane, persa un'elezione puoi sempre sperare di vincere quella successiva; quando arrivi alla soglia dei 75 anni, la consapevolezza di poter essere all'ultimo giro di giostra ti sovviene e fai di tutto per non scendere di sella: oramai anche i vecchi cari sondaggi sono diventati infidi, nonostante ad oggi, giusto a titolo informativo, lo darebbero ancora come il cavallo vincente su cui puntare in primavera. Meglio non rischiare.

Dal trono parte il solito ordine. Gli eserciti realisti salgono ancora una volta sui bastioni e tra un merlo e l'altro riversano giù una nuova colata di pece bollente. Può cambiare il bersaglio all'occasione: oggi la Boccassini e Santoro, ieri Fini, l'altro ieri Boffo o Mesiano, domani chissà; ma l'obiettivo rimane sempre quello e segue la solita equazione, secondo la quale tutti hanno uno scheletro nell'armadio ergo tutti possono essere attaccati ergo siamo tutti uguali o, in alternativa, vorremmo tutti essere come lui.

Non è vero! reagisci d'istinto, quasi con un moto d'orgoglio, prima di accorgerti mesto che la vita di B è davvero il triste sogno di molti, la nascosta (?) ambizione di troppi, e che tu non puoi farci niente. Solo allora arrivi a capire che il liquido nero calato dall'alto di quelle mura non ha colpito soltanto lo sventurato di turno che ha osato ribellarsi alla corona, ma si è riversato irrimediabilmente nelle campagne fuori dal Palazzo, dove sopravvivono coloro che non contano niente.

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