martedì 30 novembre 2010

Quanto Manca? Part III

Terza e ultima puntata sull'analisi della situazione politica in vista del voto di sfiducia del 14/12. Parlerò dei partiti che, è proprio il caso di dirlo, ancora mancano all'appello dell'area di centrosinistra: Partito Democratico, Italia dei Valori e Sinistra e Libertà.

Il governo è cambiato e tu te ne sei andato
PD. Tenersi aperte tutte le possibilità è mestiere da buon diplomatico ma non se aspiri a diventare un partito maggioritario e, soprattutto, autorevole. Nessuno degli scenari che ha davanti è stato scritto da un piddino, eccetto quello di un governo allargato con Fini, Casini, Rutelli, Di Pietro e Chi Ci Sta (il fratello scemo di La Qualunque). Gli obiettivi di una nuova legge elettorale, un patto di stabilità per affrontare la crisi e impedire la riforma Gelmini sono encomiabili ma tale governo non avrebbe né i numeri in entrambe le Camere, né la consistenza per resistere più di una folata di vento in un inverno ormai prossimo che si prospetta durissimo.
L'alternativa, per quanto inspiegabilmente indigesta, è dunque il voto immediato sperando che falliscano dall'altra parte i tentativi di rimettere in piedi una nuova maggioranza di centrodestra. Ma il partito si divide (in)credibilmente sulla scelta dell'alleanza. Da una ci sono parte IdV, SEL e una ragionevole parte della sinistra, dall'altra il Comitato di Liberazione Nazionale con c'entristi e finiani.
La prima ipotesi eviterebbe alleanze assurde con la destra ma imporrebbe un'attenta selezione della sinistra più radicale e non darebbe la certezza della vittoria. La seconda invece garantisce maggiori probabilità di successo elettorale, ma porterebbe a osceni compromessi trasversali. E se a sinistra si teme tanto la sconfitta alle primarie contro Vendola, nell'ipotetico CLN il leader quasi sicuramente non sarà un piddino, nonostante in entrambi i casi il PD rimarrebbe il bacino elettorale maggiore della coalizione: rimarginare il proprio ruolo a destra pur di non rimarginarsi a sinistra, resta un proposito inspiegabile ai più.
Prospettive: se ci sarà la sfiducia proveranno un improbabile governo trasversale, le cui possibilità rimangono però subordinate ai tentativi di dialogo nel centrodestra. Nel voto a primavera partono alla pari (o in leggero vantaggio?) col centrodestra nel caso si corresse a tre, ma l'idea di un governo c'entronissimo con Fini, Casini e compagnia cantante li tormenterà sino all'ultimo momento facendone calare i consensi.

Ti piace vincere facile?
IdV e SEL. Partiti piuttosto diversi ma in una situazione molto simile. Favorevoli più al voto immediato che al governo trasversale dopo la sfiducia, sono entrambi un viatico obbligatorio per qualsiasi coalizione di centrosinistra. I piddini vorrebbero sganciarsi dall'irrequietezza dipietrista ed evitare il rischio di una sconfitta contro Vendola alle primarie di coalizione, ma per loro oramai è troppo tardi a meno che non scendano a patti con Fini.
Né l'UDC né FLI sono disponibili a una coalizione elettorale con questi due partiti, ma dall'altra parte sia SEL che l'IdV hanno raggiunto un bacino di voti che gli garantisce ugualmente la presenza in Parlamento; e il loro consenso potrebbe aumentare in caso di "tradimento" del PD nei confronti dell'elettorato di sinistra.
Prospettive: Di Pietro e Vendola assistono indispettiti al dubbio amletico piddino, ma rassicurati dal fatto che alla fine Bersani e co. torneranno in ginocchio da loro a chiedergli un'alleanza di sinistra in vista di un voto che nonostante tutto non li vede battuti in partenza, anzi. Se sapranno risvegliare l'elettorato d'appartenenza, convincere la maggioranza degli indecisi e limitare le perdite dei voti di protesta verso il MoVimento 5 Stelle, la vittoria potrebbe non essere una chimera.

Ultimo appunto sul microcosmo della falce e martello riunito nella FdS: La Federazione della Sinistra recupera i resti di Rifondazione, Verdi, socialisti e comunisti vari usciti due anni fa dal Parlamento, che potrebbero scendere a patti con Vendola o il PD pur di ottenere qualche scranno in Parlamento. Porterebbero con sé un buon bacino di voti, ma anche considerevoli grattacapi per un eventuale governo oltre che lo spettro della grande ammucchiata di prodiana memoria.


p.s.: quasi dimenticavo, mancano ancora due interminabili settimane.

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