giovedì 18 novembre 2010

Cose Nostre

Le polemica tra Roberto Saviano ed il ministro degli Interni Maroni, congiuntamente all'arresto di ieri del boss camorrista Antonio Iovine, offrono l'occasione per parlare di lotta alle mafie.

Due rapide parole sulla disputa trai due Roberto: se Saviano ha compiuto sicuramente un passo più lungo della gamba nella sua ricostruzione dei contatti tra Lega e 'ndragheta, Maroni ha peccato forse di ipocrisia nello smentire affermazioni non del solo scrittore casertano ma perfino sue.
Certamente il ministro non ha mai sostenuto che la Lega intreccia rapporti con le mafie ma ha più volte ribadito la presenza di nuclei della criminalità organizzata nel Settentrione e particolarmente in Lombardia. Se il Nord è praticamente in mano al Carroccio e ai suoi alleati del PdL, e se è vero quanto da lui confermato ieri sera ospite da Matrix a proposito dell'infiltrazione mafiosa, alla luce di tutto ciò Cosa Nostra, Camorra e 'ndrangheta con chi possono interloquire oltre il Po per allargare i loro affari? Coi radicali? Con Rifondazione?

Maroni, dall'alto dei successi ottenuti dalla squadra antimafia durante il suo dicastero (dei quali tutti, io per primo, gli dobbiamo rendere merito e gratitudine), si dimentica di essere soltanto uno dei componenti della Lega. Non può prenderla sul piano personale se qualcuno, alla luce di inchieste giudiziarie ancora in corso, profila un rapporto tra un mafioso e un leghista: perché Maroni non è tutta la Lega, ma soltanto un suo esponente (il più capace, sicuramente) e le mele marce nascono ovunque.

Un'altra questione che il ministro dovrebbe spiegare, è in che modo potrebbe continuare la lotta antimafia se non ci fossero le intercettazioni e come potrebbero lui ed il suo partito, di cui prende strenua difesa, votare un decreto che le impedirebbe/limiterebbe sensibilmente: tutte proposte farina del sacco del suo caro premier. Proprio quelle intercettazioni ambientali e telefoniche che ieri, come in molti casi precedenti, hanno permesso di garantire alla giustizia la lunga lista di pericolosi boss che può vantare di aver visto passare in manette durante la sua permanenza agli Interni.

Ovviamente soddisfatto
Ribadisco la gratitudine e l'ammirazione per gli uomini che hanno raggiunto questi risultati e per Roberto Maroni che ne ha garantito l'operatività, ed è per questo che inviterei il ministro a non cadere nella trappola del garantismo ad ogni costo.

E aggiungerei un ultimo appunto su quanto da lui detto sempre ieri sera su canale 5 (cito a memoria in assenza di supporti video):
"La presenza dei militari nel napoletano durante il settembre del 2008 ha permesso ai cittadini di rendersi conto della gravità della situazione e della presenza dello Stato, e i risultati si sono visti."
Ecco, caro ministro, perché non continuare a tenere l'esercito di presidio nelle zone maggiormente minacciate dalla presenza delle mafie? Perché non continuare a far sentire la presenza dello Stato laddove c'è più fiducia nella criminalità organizzata che nelle istituzioni? Perché non provare ad aggiungere la sensibilizzazione quotidiana delle popolazioni ai successi dei tanti latitanti arrestati?

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