Seconda parte dell'analisi riguardante la situazione politica in vista del 14 dicembre. Tocca ai partiti del nuovo vecchio grande c'entro: Futuro e Libertà per l'Italia e Unione dei Democratici Cristiani e di Centro.
Con. Ma anche senza. |
FLI. Tutto dipende da loro ma continuano a giocare con le carte coperte. Come ha sapientemente riassunto la Jena di Riccardo Barenghi questa mattina: ma Fini lo sa se Fini voterà la fiducia a Berlusconi?
Improvvisamente antiberlusconiani, si guardano in giro per mantenere in vita la legislatura il più possibile in modo da strutturare il partito e prepararlo alle elezioni. Hanno inizialmente guardato a sinistra per un governo che escludesse sia Berlusconi che la Lega: ma i numeri al Senato non ci sono a meno della improbabile fiducia di pidiellini non troppo berlusconiani. Inoltre i rapporti con l'IdV sarebbero tutt'altro che facili. Rivoltatisi a destra, sperano in un nuovo governo che perlomeno neghi la leadership a B., ma anche quest'alternativa rimane difficilmente realizzabile.
La scelta quindi probabilmente rimarrà tra un rimpasto che preveda il reinserimento dei nuovi alleati c'entristi, coi quali pare vadano d'amore e d'accordo e le elezioni in primavera: da terzo polo o con alleanza fino al PD ma non oltre, con probabile Montezemolo a fare da unificatore.
Prospettive: resistere il più possibile per cercare in tutti i modi di votare una nuova legge elettorale che premi i partiti come il suo e quello di Casini e poter stringere alleanze di governo dentro il prossimo Parlamento, vendendosi a chi offre di più.
Lui c'entra. Sempre |
UDC. Ecco perché detesto i partiti che si dicono di c'entro: seppur con un elettorato ridotto e con una presenza parlamentare ristretta, in casi come questi fungono da ago della bilancia senza averne alcun merito. Acerrimo nemico della Lega ma non di Berlusconi, a differenza degli alleati finiani sono pronti per le elezioni e possono così alzare il prezzo per un'eventuale ingresso nel governo: prezzo che vorrebbero far pagare interamente a Bossi.
Anche loro in un eventuale svolta a sinistra non andrebbero oltre il PD e in un fantagoverno FLI-UDC-PD ci sguazzerebbero alla grande. Per il dopo-Silvio Casini sogna il ritorno del grande c'entro facendo da playmaker tra Fini, Rutelli e Lombardo e magari Montezemolo ma al momento i numeri sono scarsi: più probabile un semplice ritorno al centrodestra, escludendo la Lega.
Prospettive: i c'entristi sono in posizione di vantaggio per qualsiasi scenario, attenti nel cercare quello che gli consenta di cambiare la legge elettorale. Probabile ritorno in un governo B. in caso di neutralizzazione della Lega; la proposta fatta al PD è talmente svantaggiosa per i neodemocristiani da non sperarci nemmeno più di tanto.
Un appunto sugli altri partitini: ApI e MpA sono l'ultimo esempio più palese del trasformismo made in Italy. L'Alleanza per l'Italia di Rutelli nasce da una ristretta fuoriuscita della componente cattolica del PD, mentre il Movimento per le Autonomie di Lombardo è reduce dalla vittoria elettorale nella coalizione di Berlusconi. Vengono ora ad incontrarsi al c'entro partendo dalle due coalizioni che si sono affrontate alle scorse votazioni politiche nazionale. Non ho altro da aggiungere, vostro onore.
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