C'è una linea sottile che divide la vicenda Ruby da tutti i cucù alla Merkel, le barzellette blasfeme e le dichiarazioni più varie ed inopportune offerte da Silvio Berlusconi negli ultimi sedici anni.
Mentre gli altri episodi (sui quali si potrebbe divagare per pagine) possono ricollegarsi esclusivamente al suo comportamento estroso e bizzarro, le disavventure della figlia di Mubarak portano alla luce un caso, l'ultimo di una lunga serie riguardante B., di abuso di potere.
giovane dentro |
Perché telefonare ad una questura chiedendo (ed ottenendo) di poter prelevare una persona in stato di fermo è una prevaricazione delle competenze d'ufficio, oltre che un esercizio oltre i limiti dei propri poteri: beninteso i poteri di un Presidente del Consiglio, e non quelli personali di chi è investito di tale carica.
È poi del tutto ininfluente che quella telefonata possa aver interessato una giovane conoscente del suddetto premier, perlomeno fino a quando non saranno accertate ulteriori violazioni della legge riguardanti lo sfruttamento di una minorenne. L'illegittimità di quella telefonata è nella richiesta avanzata dal mittente e non nell'entità della persona che andava a favorire.
Quanto appena detto è utile anche per inquadrare i connotati dell'aggressione incostituzionale avanzata da parte di Berlusconi, dall'inizio della sua carriera politica, alla carica di Presidente del Consiglio, da lui oggi rappresentata: l'assimilazione dei poteri istituzionali assunti con carattere temporaneo con le libertà personali che sono invece permanenti. Un requisito, questo, ripresentato nel corso della storia, in misura ovviamente maggiore, soltanto dalle monarchie assolute.
Questa volontaria confusione tra sfera privata e pubblica è confermata dalla continua proposta da parte del leader del PdL, durante questi lunghissimi 16 anni, dei suoi successi e della sua immagine personale come i migliori spot per la sua popolarità e la conquista del consenso elettorale. Confusione che ha sempre permesso a B. e ai suoi discepoli di poter archiviare sotto lo stesso fascicolo sia le accuse riguardanti la sua estrosità e bizzarria di cui sopra, sia le critiche alla sua azione di governo, permettendo che ogni azione illecita rimanesse impunita. Ogni accusa, anche quando verteva unicamente sulla sua attività da primo ministro, viene artatamente trasformata in critica moralista alla sua condotta personale, convertendo ogni scandalo politico in una persecuzione privata da parte dei nemici comunisti o magistrati (o entrambe le cose insieme).
Secondo questa logica, diventava gossip, per fare un esempio, ogni notizia di ragazze avvenenti che ottenevano candidature politiche o favoreggiamenti da parte delle istituzioni in cambio di un giro di bunga bunga in una delle 20 abitazioni del caro premier.
Ma questa volta il gioco (no, non il bunga bunga) potrebbe saltare. Il sopruso istituzionale è talmente evidente da non poter essere offuscato dai connotati privati e immorali (illegali?) che comunque non mancano nella vicenda di cui B. s'è reso protagonista stavolta.
Giova infine ricordare che mentre il premier si prodiga con ogni mezzo per garantire la libertà ad una minorenne, c'è un Paese intero (ma sempre più spaccato) alla soglia dei 150 anni rimasto prigioniero della più completa noncuranza delle istituzioni.
E se adesso sono in due a ballare il bunga bunga, presto potremmo essere in 60 milioni a ballare l'hully gully. Allora B. provi a fare una telefonata anche per noi, prima che sia troppo tardi: quella al Quirinale per avanzare le sue dimissioni.
Una telefonata, si sa, può allungare la vita.
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